Il Sacro Bosco: un posto incantato tutto da scoprire

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by Roberto - 28 April 2016

Quasi 3mila anni di storia, quasi 3mila motivi per visitarla, ma anche quasi 3mila problemi. Roma caput mundi, certo: fu capitale dell’impero più vasto e potente che l’umanità abbia conosciuto, e che ha lasciato testimonianze che sono arrivate fino a oggi. Il Colosseo, il Pantheon, le Catacombe. I turisti sono chiamati a fare i conti con “la grande bellezza”, fatta però anche di decadenza: per esempio un traffico che sembra un girone dantesco 67 auto ogni 100 abitanti. Perché allora, se si è alla ricerca di evasione e tranquillità, non scegliere di vedere cosa c’è attorno alla capitale d’Italia?

 

Basta un’ora e mezza di automobile e si è a Viterbo; settantamila abitanti, nell’Alto Lazio, ed un centro storico che è tra i più ben conservati dello stivale. Lo testimoniano il Palazzo Papale, del XIII secolo, ed il Palazzo Comunale del 1460, per esempio. O ancora la Cattedrale di San Lorenzo, costruita in stile romanico. Una volta che avrete scoperto anche questo piccolo gioiello, il consiglio è quello di non fermarvi. Perché a soli 20 chilometri da Viterbo c’è un paese che è un posto incantato, dove dal mezzo di un bosco si ergono creature a volte affascinanti a volte paurose, calate da una mano creativa e provocatoria. È Bomarzo.

 

Ai piedi del Monte Cimino, a circa un’ora di auto da Roma, Bomarzo è un piccolo comune della provincia di Viterbo, neppure 2mila abitanti. È però in grado di attirare diverse migliaia di turisti l’anno. Merito di un’opera unica al mondo: la Villa delle Meraviglie o Sacro Bosco. Ma il nome con cui è più conosciuta è Parco dei Mostri. Qui vi potete imbattere in enormi tartarughe, draghi ed elefanti che trasportano sul dorso torri fortificate: animali mostruosi e mitologici che sono immobili da secoli, scolpiti nella pietra (massi di peperino che affioravano dal terreno) e ricoperti da vegetazione. L’impatto è unico. Il complesso monumentale, che si trova sulle pendici di una sorta di anfiteatro naturale, fu desiderato e commissionato all’architetto Pirro Ligorio da Pier Francesco Orsini, conosciuto come Vicino, che fu duca di Bomarzo dal 1542 al 1585; sua moglie era una Farnese, parente di papa Paolo III, al secolo Alessandro Farnese. Molto famoso a cavallo tra Cinque e Seicento, il parco fu poi abbandonato. Per essere riscoperto secoli dopo da artisti e intellettuali come Johann Wolfgang von Goethe e Salvador Dalì grazie alla sua aura romantica e misteriosa.

 

Nonostante i numerosi studi che gli sono stati dedicati, non molti dettagli si sanno sulla genesi del Bosco Sacro: certo è che vi si lavorò dal 1547 al 1580, che un lago artificiale alimentava le fontane e che le statue, in origine, erano dipinte con colori vivaci. A rendere ancora più enigmatica la visita al Parco ci sono due sfingi che accolgono i visitatori con un’iscrizione scolpita nella pietra che fa da basamento a uno dei due animali mitologici. Cosa rispondereste? Non basta certo leggerne, per farsi un’idea precisa di questo luogo magico e misterioso bisogna visitarlo (utile sapere anche che ci sono strutture per pranzare al sacco, ma anche un ristorante, un bar e una tavola calda).